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Il canarino

Claudio Peccati, Med. Vet

Marta Avanzi, Med. Vet.

Indice

1. Classificazione

1. Alloggio

2. Accessori

2. Igiene e pulizia

2. Alimentazione

4. La luce solare diretta

4. Esercizio

4. Riproduzione

5. L’accoppiamento e l’allevamento dei piccoli

5. L’importanza del fotoperiodo

6. MALATTIE

Prevenzione e controllo delle malattie negli allevamenti

Vaiolo

Infezione da Paramyxovirus (Malattia di Newcastle)

Clamidiosi

Infezioni batteriche

Megabatteriosi

Aspergillosi

Parassiti esterni

Parassiti interni

Le cisti delle penne

Classificazione

Classe: Aves

Sottoclasse : Neornithes

Infraclasse : Neoaves

Parvoclasse ; Passerae

Superordine; Passerimorphae

Ordine: Passeriformes

Sottordine Passeri

Parvordine: Passerida

Superfamiglia: Passeroidea

Famiglia: Passeridae

Sottofamiglia: Fringillidae

Genere: Serinus

Specie: S. canaria

Il canarino ha il suo antenato selvatico in un uccellino verde grigiastro originario delle Isole Canarie (al largo della costa nord – occidentale dell’Africa), da cui è derivato il suo nome.

Attraverso secoli di selezione artificiale e incroci sono state sviluppate innumerevoli varietà di forma e colore.

Alloggio

La gabbia

La forma ideale della gabbia è quella rettangolare.

Maggiori sono le dimensioni, maggiore sarà il comfort per il canarino, soprattutto se avrà la possibilità di compiere qualche breve volo.

L’esercizio fisico è infatti molto importante per la salute di questi uccellini. Le dimensioni devono essere sviluppate più in senso orizzontale che nel senso dell’altezza, e quelle ideali minime sono di 100-120 cm x 30 x 30. Scegliete un modello che, oltre che robusto, sia anche pratico da pulire, senza tante decorazioni o fronzoli di vario tipo, e che permetta di inserire e togliere i contenitori del cibo e dell’acqua dall’esterno.

La sistemazione della gabbia è molto importante per il benessere dei suoi occupanti. I canarini hanno un maggior senso di sicurezza se la gabbia è posta relativamente in alto, perché in natura trovano rifugio volando nei rami più alti degli alberi. La sistemazione ideale è in un posto tranquillo, senza rumori molesti (lavatrice, televisione, radio o tv a tutto volume) o schiamazzi. Scegliete un punto luminoso, ma non colpito dalla luce diretta dal sole, che può causare una temperatura eccessiva e provocare la morte dell’uccellino.

La cucina non è una stanza indicata, perché l’apparato respiratorio degli uccelli è molto più delicato e sensibile del nostro. I vapori che si sviluppano in cucina possono essere nocivi o mortali per questi uccellini, come ad esempio quelli dei prodotti per pulire il forno o delle pentole antiaderenti surriscaldate. Anche il fumo di sigaretta e alcuni tipi di deodoranti per ambienti vanno evitati alla presenza di uccelli. A causa della tossicità degli scarichi delle macchine, anche un garage non è una buona sistemazione.

Attenzione a spray antiparassitari contro le mosche o le zanzare, o ad insetticidi per le piante.

Come ultima precauzione, fate attenzione affinchè la gabbia non sia a portata di cani, gatti, furetti e bambini molto piccoli.

I canarini hanno bisogno di poter dormire tranquilli per un numero adeguato di ore. Se non è possibile sistemare la gabbia in una stanza buia, la sera deve essere coperta con un panno e collocata in una zona più silenziosa possibile, fino alla mattina successiva.

Accessori

Posatoi

Elementi indispensabili della gabbia, ai posatoi raramente si presta la giusta attenzione. Posatoi corretti sono tuttavia molto importanti per mantenere le zampe in buona salute. Il diametro del posatoio deve essere tale da non permettere alle dita di circondarlo completamente, mentre quasi sempre i posatoi che si trovano nelle gabbie sono di diametro nettamente insufficiente. Inoltre i vari posatoi dovrebbero avere diametri diversi, in modo da permettere un buon esercizio delle zampe e impedire che il peso dell’animale gravi sempre sugli stessi punti del piede. In mancanza di posatoi adeguati si possono utilizzare dei rametti naturali (evitate tutte le piante resinose), opportunamente fissati. Anche delle corde che dondolano sono adatte come posatoi, e in genere molto gradite dai canarini.

E’ molto importante che i posatoi siano sempre puliti, perché se si ricoprono di deiezioni anche la salute delle zampe ne risentirà.

Vaschette per il bagno

Fare il bagno è per i canarini un gran piacere, e aiuta inoltre alla salute delle penne, della pelle e delle zampe. L’acqua per il bagno deve essere lasciata a disposizione tutti i giorni, utilizzando le apposite vaschette coperte da appendere alla gabbia o dei semplici recipienti bassi da mettere sul fondo (è sufficiente un centimetro d’acqua). E’ ovvio che l’acqua del bagno deve essere sempre pulitissima, e va cambiata almeno una volta al giorno, dopo aver lavato con cura il recipiente.

Zanzariera

Le zanzare rappresentano una seria minaccia per i canarini: non solo la loro puntura causa direttamente delle lesioni alla pelle, ma può trasmettere il temibile virus del vaiolo. Per

proteggere i canarini dalla puntura di questi fastidiosi insetti è indispensabile coprire ogni sera la gabbia con una zanzariera (un velo di tulle, o anche un semplice telo leggero) che impedisca alle zanzare di arrivare ai canarini.

Igiene e pulizia

Una scrupolosa igiene della gabbia e degli accessori è indispensabile per mantenere i canarini sani e prevenire molte malattie. Le operazioni di pulizia sono notevolmente facilitate se si utilizza una griglia sul fondo della gabbia, in modo che gli uccellini non vengano in contatto con le loro feci, e con i rimasugli di cibo caduti che possono essersi contaminati con le deiezioni.

Sotto la griglia, sul fondo, si pone un semplice foglio di giornale, o della carta da cucina. Ogni giorno si deve sostituire il foglio di carta e lavare la griglia. Non è consigliabile utilizzare del materiale granulato sul fondo, per assorbire le deiezioni, perché comunque la pulizia del fondo va eseguita tutti i giorni, e un foglio di carta ha il vantaggio che permette di poter osservare con chiarezza le deiezioni, il che è un controllo importantissimo dello stato di salute del canarino.

Almeno una volta al giorno è necessario spazzare dal pavimento i residui di cibo e le penne che finiscono inevitabilmente in terra (non solo per una questione di pulizia, ma anche per evitare di attirare insetti o altri ospiti sgraditi).

Ogni giorno occorre lavare i recipienti del cibo e dell’acqua. E’ preferibile averli in doppio, in modo da sostituirli con un set pulito mentre si lasciano in ammollo quelli utilizzati il giorno precedente. I recipienti vanno lavati con acqua calda e sapone, aiutandosi con uno spazzolino per rimuovere con cura ogni traccia di sporcizia, e risciacquati bene.

Una volta la settimana, dopo il lavaggio devono essere disinfettati lasciandoli in ammollo per alcuni minuti in varechina diluita o qualche altro disinfettante, e poi risciacquati con molta cura.

Anche l’intera gabbia deve essere sottoposta ad una pulizia approfondita, una volta la settimana.

Trasferito il canarino al sicuro in una gabbietta provvisoria, togliete dalla gabbia posatoi, recipienti, vaschette per il bagno, giochi e ogni altro oggetto asportabile, che verrà lavato a parte.

Lavate bene la gabbia con acqua e sapone, aiutandovi con una spazzola per rimuovere tutta la sporcizia e le incrostazioni, e risciacquate con cura. Quando la gabbia e gli accessori sono asciutti, rimettete il canarino nella sua gabbia.

Alimentazione

L’alimentazione è l’aspetto più importante dell’allevamento dei canarini. I canarini sono considerati uccelli granivori (che si alimentano di semi), tuttavia la dieta naturale degli uccelli granivori molto raramente è rappresentata da semi secchi, che spesso rappresentano invece la dieta di base degli uccellini in cattività. La maggior parte dell’anno, gli uccelli granivori allo stato libero consumano semi freschi direttamente dalla pianta.

Questi semi hanno un valore nutritivo molto maggiore dei semi secchi conservati per mesi, se non per anni, che hanno perso buona parte del loro contenuto vitaminico, e sono talvolta attaccati da muffe o irranciditi. Inoltre in natura gli uccelli “granivori” consumano sempre una parte di proteine animali sotto forma di insetti.

La dieta “classica”, basata esclusivamente, o quasi, sulle miscele di semi, è tutt’altro che ideale.

I semi sono troppo ricchi di grassi, carenti di proteine, di molte vitamine (in particolare di vitamina A) e di calcio. Il loro valore nutritivo diminuisce ulteriormente se non sono freschi: più sono vecchi e meno sono nutrienti. Una stima approssimativa del valore nutritivo di una partita di semi si può ottenere facendone germogliare una piccola quantità, e valutando la percentuale di quelli che non si aprono. Più è alta, più la partita è vecchia.

La dieta deve essere bilanciata e nutriente durante tutto l’anno, non solo durante il periodo riproduttivo. Non è pensabile mantenere dei canarini a una dieta di semi e acqua (analoga ad una dieta di pane e acqua per una persona) per nove mesi, e “pomparli” con una alimentazione adeguata per il tempo restante. Una dieta carente è una delle cause principali dei problemi riproduttivi. La percentuale di proteine deve essere aumentata durante la riproduzione e la muta, ma la lista degli ingredienti non deve variare durante tutto l'anno. Quindi oltre ai semi, si devono offrire ai canarini ogni giorno una varietà di alimenti. Ecco elencati di seguito tutti gli ingredienti della dieta dei canarini.

Semi

I diversi tipi di semi spesso sono miscelati dagli allevatori secondo “ricette” segrete che ognuno si inventa. Abbiamo il misto di semi “europeo” la cui base è la scagliola con aggiunta di miglio, panico, niger, colza-ravizzone, canapa, lino avena decorticata, perilla e altro. Ci sono anche misti per “esotici” con miscele più bilanciate, composte di una maggior varietà di semi che comprendono anche semi di piante di campo.

Negli ultimi tempi sono comparsi sul mercato i cosiddetti “semi della salute”, che non sono altro che miscele di semi di erbe di prato, che non rientrano nella miscela normale, e che sono molto utili per integrare la dieta. Si somministrano in una piccola mangiatoia separata, alla dose di un cucchiaino per uccello, due-tre volte la settimana, e tutti i giorni da un mese prima della cova fino allo svezzamento dei pulcini.

Semi germinati

Si preparano lasciando i semi in ammollo per 24 ore, dopo di che si risciacquano (abbondantemente, in acqua corrente, lavandoli a lungo) e si attendono altre 24-48 ore lasciandoli a 15-20°C.

Dal punto di vista della composizione si differenziano dai semi secchi solo per il contenuto di acqua, che è maggiore. Si differenziano inoltre per la maggior appetibilità e digeribilità, ma non ci sono altre differenze, e in particolare non varia il contenuto di vitamine.

I semi germinati presentano tuttavia degli svantaggi rispetto ai semi secchi: hanno una carica microbica molto alta e si conservano pochissimo (non vanno lasciati a disposizione più di due ore, soprattutto nei periodi caldi) perché favoriscono lo sviluppo di muffe e batteri.

Per ridurre la carica batterica si può mettere nell’acqua d’ammollo varechina (o candeggina, o amuchina, o Milton, che sono tutti prodotti analoghi), risciacquando poi in modo abbondante in acqua corrente. Un’alternativa consiste nel bollire i semi per sterilizzarli distruggendo muffe e batteri, ma in questo modo si distruggono anche parte delle vitamine.

Vegetali

Si possono offrire ad esempio broccoli, spinaci, insalata romana, radicchio, foglie di carota, carote grattate, cicoria, insalata belga, costa, catalogna.

Se reperibile, il dente di leone, o tarassaco, è tra I vegetali più nutrienti e ricchi di calcio. I vegetali freschi sono ricchi di acido folico, che è importante per lo sviluppo dell’embrione. Tutti i vegetali adatti al consumo umano, eccetto l’avocado, possono essere offerti ai canarini. Il mais tenero è molto nutriente ed apprezzato.

Molto utili sono i vegetali di colore arancio e verde scuro, ricchi di beta-carotene, precursore della vitamina A. Le foglie intere possono essere messe in un barattolo pieno d’acqua, per mantenerle fresche più a lungo. Le parti verdi e le foglie di pomodoro e patata sono tossiche!

Carboidrati

Pane secco integrale grissini o fette biscottate integrali a pezzetti, patate dolci

Proteine

Uovo sodo, formaggio grattato, tonno al naturale, pastoncino, larve di insetti. Anche piselli e fagioli lessi sono una fonte di proteine.

Il pastoncino

Nell’alimentazione a base di semi, il pastoncino fornisce l’indispensabile integrazione proteica che bilancia la dieta. Il pastoncino può anche essere fatto in casa miscelando pane, olio, uova e integratori minerali-vitaminici. La composizione ed il valore nutritivo dei pastoncini del commercio sono quantomeno dubbi, sia per la mancanza di controlli, sia perché spesso vengono fabbricati con materie prime di scarto. Il pastoncino deve essere lasciato a disposizione nella quantità consumata in giornata, e rinnovato tutti i giorni, altrimenti favorisce lo sviluppo di microrganismi dannosi, in particolare muffe.

Minerali

Una fonte di calcio è essenziale per la formazione del guscio e lo sviluppo del pulcino. Si può utilizzare l’osso di seppia, oppure guscio d’uovo sterilizzato o carbonato di calcio in polvere distribuito sugli alimenti verdi.

Il cibo deperibile deve essere messo fresco la mattina, e tolto la sera. In estate occorre essere ancora più solerti nell’eliminare dalla gabbia gli alimenti deteriorabili, che possono andare a male con estrema rapidità.

Alimenti formulati

Sono alimenti, estrusi o pellettati, in cui tutti gli ingredienti sono mescolati insieme (come accade per il cibo in crocchette per cani e gatti). In questo modo ogni singolo boccone è completo e bilanciato l’uccellino non può scegliere i bocconi preferiti a discapito di altri, per cui la sua dieta è sempre completa. I cibi formulati sono molto pratici, non hanno il problema di dovere bilanciare i diversi ingredienti e di aggiungere integrazioni minerali e vitaminiche, hanno un’ottima conservabilità e impediscono gli sprechi. Occorre avere la precauzione di non effettuare in modo brusco il passaggio dalla tradizionale alimentazione a base di semi e pastoncino ad una in pellet, altrimenti il canarino potrebbe rifiutare il nuovo tipo di cibo, che non conosce, e lasciarsi morire di fame. Ancora più importante è la scelta di una marca di qualità eccellente, che garantisca una composizione ottimale.

Se si offre una dieta formulata come base dell’alimentazione, non si devono somministrare vitamine, che risulterebbero in eccesso visto che sono già contenute in quantità ottimale in questo tipo di alimento.

La cioccolata è tossica negli uccelli!

L’alimentazione per i canarini di colore

Alcuni tipi di canarini, detti “a fattore rosso”, devono la loro colorazione a dei pigmenti che assumono con l’alimento. Perché questi animali possano manifestare in pieno la bellezza del loro colore devono ricevere, durante il periodo della muta, un’apposita integrazione. In genere vengono utilizzate insieme due sostanze, la cantaxantina e il beta carotene, che sono del tutto innocue; li si possono trovare in appositi integratori da aggiungere all’acqua, o sotto forma di cibo pronto. La somministrazione inizia poco prima della muta, e va protratta per tutto il periodo della muta, che dura circa sei settimane, in modo che i pigmenti colorati vengano inglobati nella struttura delle penne.

Acqua

I contenitori ideali per l’acqua sono rappresentati dai beverini a tubo, che mantengono l’acqua più pulita. E’ tuttavia indispensabile che il contenitore dell’acqua sia lavato con cura tutti i giorni, in modo da fornire sempre acqua pulita e fresca ogni giorno.

La luce solare diretta

Gli uccelli ricavano un beneficio notevole dall’esposizione alla luce solare diretta, non filtrata da vetro o plastica. Infatti le radiazioni ultraviolette contenute nella luce solare stimolano nella pelle la formazione della vitamina D, che è indispensabile per far assorbire il calcio contenuto nell’alimento.

Tuttavia occorre lasciare sempre a disposizione una zona d’ombra, in cui l’uccellino possa ripararsi dalla calura eccessiva. In caso contrario si può verificare la morte per un colpo di calore.

Esercizio

La possibilità di volare e di fare esercizio è particolarmente importante per la femmina, per permetterle di sviluppare la muscolatura che utilizzerà per deporre l’uovo, tuttavia tutti i canarini devono avere la possibilità di compiere almeno dei brevi voli. Per questo motivo la gabbia deve avere una dimensione sufficiente, ed essere in particolare più sviluppata in larghezza che in altezza, con dei posatoi a distanza adeguata, che non interferiscano con il volo. Ovviamente per i canarini la sistemazione ideale sarebbe un’ampia voliera, in cui la possibilità di volare è garantita al massimo.

Riproduzione

Caratteristiche riproduttive dei canarini:

Maturità sessuale: l’anno successivo alla nascita

Uova per covata: 3-5

Giorni di incubazione12-14

Svezzamento: alimentati dai genitori per 28 giorni

Sviluppo delle penne 11-17 giorni

Involo: 17-20 giorni

I canarini raggiungono la maturità sessuale a 10 mesi; questo significa che solo i piccoli della prima cova saranno pronti per la riproduzione l’anno successivo, gli altri dovranno aspettare ancora un anno. I riproduttori devono essere sani, devono avere un partner gradito, avere a disposizione dei nidi e del materiale adeguato per imbottirli, un’alimentazione corretta e in quantità sufficiente, essere alloggiati ad una temperatura minima di 15°C ed avere un fotoperiodo adeguato (14-15 ore). La gabbia deve essere di dimensioni sufficienti a permettere una certa attività fisica, all’incirca 100 x 50 x 80 cm. L’umidità ambientale ideale è del 60-80%; un’umidità inferiore causa problemi di schiusa, mentre un'umidità troppo elevata favorisce lo sviluppo di muffe e batteri. Un altro fattore di stimolo è il canto di un maschio. I maschi richiedono un tempo di preparazione più lungo delle femmine (questo spiega perché a volte le uova sono infeconde). Perché il maschio sia pronto contemporaneamente alla femmina, lo si può alloggiare a parte, sottoponendolo più precocemente ad un programma luce adeguato.

L’accoppiamento e l’allevamento dei piccoli La femmina mostra di essere pronta alla riproduzione manifestando una certa irrequietezza ed emettendo frequenti richiami, il maschio invece cantando e portando il cibo alla compagna.

L’accoppiamento dura uno o due secondi: il maschio sale sopra la femmina, premendo la sua cloaca contro quella della compagna, e quindi i due animali si separano.

Perché la riproduzione abbia buone possibilità di successo si devono lasciare a disposizione della coppia dei nidi (i cestini di vimini, fatti a coppa, sono adeguati) e abbondante materiale per il nido.

Materiale adeguato è rappresentato da piccoli fili di cotone, erba secca o paglia, fibre di cocco o agave. Evitate con cura il materiale costituito da sottilissimi fili, in vendita proprio come materiale da nido, perché può attorcigliarsi intorno alle dita o alle zampe bloccando la circolazione.

Terminato il nido, la femmina depone il primo uovo. Di norma vengono deposte da quattro a sei uova, con la cadenza di una al giorno. Poiché la femmina inizia la cova appena deposto il primo uovo, i piccoli nascerebbero ad intervalli di un giorno uno dall’altro, e questo darebbe all’ultimo nato poche possibilità di sopravvivere accanto ai fratelli più grandi. Per fare in modo che tutti i piccoli nascano contemporaneamente, è consuetudine sostituire l’uovo appena deposto con uno di plastica (la canarina non è in grado di notare la differenza). La sostituzione deve avvenire in un momento in cui l’uccellino lascia il nido per andare a bere. Poiché le uova sono molto fragili devono essere asportate dal nido con un apposito cucchiaino (in vendita nei negozi per animali, come pure le uova finte). Nel frattempo le uova vere vengono conservate in un contenitore aperto, imbottito di cotone, al riparo dal caldo e dal freddo eccessivo.

Terminata la deposizione, le uova finte vengono tolte e quelle vere rimesse al loro posto.

Anche una femmina sola può fare il nido e deporre le uova. Anche se non sono fertili, e quindi non potranno schiudere, è consigliabile lasciare che le covi. Se venissero tolte, potrebbe continuare a deporne, con potenziali danni per la sua salute.

La cova è affidata alla femmina, che lascia il nido solo per brevi momenti per defecare e bere; il maschio ha il compito di alimentare la compagna, che riceve il cibo dal suo gozzo.

Per tutto il periodo della cova occorre disturbare la coppia il meno possibile, per evitare che le uova vengano abbandonate.

L’importanza del fotoperiodo

L’attività riproduttiva dei canarini, come avviene in genere per le specie dei climi temperati, dipende dalla durata delle ore di luce della giornata (fotoperiodo). La luce, infatti, stimola i fotorecettori presenti nel cervello; quando si raggiunge una precisa durata delle ore di luce, viene innescato il rilascio a cascata di una serie di ormoni, ultimi dei quali sono gli ormoni sessuali che stimolano le gonadi. La sensibilità al fotoperiodo adeguato avviene solo se vi è stato in precedenza un periodo di riposo, con fotoperiodo breve.

Molti problemi nella riproduzione insorgono dalla gestione sbagliata del fotoperiodo; se la luce viene gestita male si può causare una diminuzione della riproduzione. Il fotoperiodo può essere modificato in due modi.

Il primo consiste nell’effettuare un lieve aumento settimanale, ad esempio di 30 minuti la settimana per 10 settimane. Il secondo consiste nell’effettuare un incremento improvviso, passando bruscamente da 10 a 15 ore di luce al giorno, ottenendo l’entrata in riproduzione in circa quattro settimane. Il primo metodo è il migliore, perché permette di ottenere risultati più durevoli rispetto il secondo. Inoltre, con il secondo metodo aumenta la mortalità delle femmine a causa di disturbi ormonali e ritenzione delle uova.

In genere l’effetto massimo nei canarini si ha con il raggiungimento di un fotoperiodo di 14 ore. Nel maschio l’effetto del fotoperiodo appropriato è molto rapido, con la produzione di testosterone nell’arco di meno di 24 ore. Come conseguenza si ha la manifestazione dei caratteri sessuali secondari: canto territoriale, ingrossamento dei testicoli e della cloaca, corteggiamento.

La risposta della femmina all’allungamento del fotoperiodo è meno evidente, e può richiedere la presenza di un maschio sessualmente attivo per stimolare l’attività di costruzione del nido e la deposizione delle uova. E’ opportuno che l’allungamento delle ore di luce avvenga in modo graduale, per evitare che il maschio divenuto improvvisamente attivo molesti una femmina più lenta a rispondere al fotoperiodo adeguato. Molti allevatori utilizzano una gabbia in cui maschio e femmina sono separati da un divisorio, che permette al maschio di nutrire la femmina attraverso un’apertura. Periodicamente la separazione viene rimossa, e quando la femmina accetta il maschio, vengono lasciati insieme. Il nido viene lasciato nella parte del maschio, insieme al materiale per imbottirlo.

Questo meccanismo di fotosensibilità è molto delicato. Una volta raggiunto il fotoperiodo adeguato, questo deve essere mantenuto costante senza sbalzi, altrimenti una mancanza di luce o un fotoperiodo variabile costituirà uno stimolo per il blocco della riproduzione e l’induzione della muta. Anche un fotoperiodo più lungo può causare un accorciamento del periodo riproduttivo e una muta precoce. Una volta che inizia la muta, termina immediatamente l’attività riproduttiva. Il fotoperiodo non deve superare le 17 ore di luce il giorno, altrimenti avremo problemi nel mantenere lo stato riproduttivo e la fecondità.

Dopo un certo periodo di giornate con molte ore di luce, gli uccelli diventano refrattari alla fotostimolazione, e calano i livelli di ormoni sessuali. Alla fine dell’inverno, quando le giornate tornano ad allungarsi, si ripete il ciclo.

Dopo che i piccoli sono stati tolti, la coppia spesso nidifica ancora. Due covate non comportano problemi alla femmina, e in genere neppure tre.

Dopo la terza è opportuno togliere il nido e separare i genitori. A questo punto in genere inizia la muta, e l’alimentazione deve essere ancora ricca di proteine per favorire lo sviluppo del piumaggio.

Aspetti tecnici della luce

Lo spettro della luce va da 100 nm (che corrispondono ai raggi ultravioletti, UV) a 1.000.000 nm (che corrispondono ai raggi infrarossi). La luce ultravioletta è importante per la sintesi della vitamina D (indispensabile per il metabolismo del calcio, e quindi per lo sviluppo delle ossa e la formazione del guscio). E’ inoltre importante per la visione degli uccelli, che infatti riescono a vedere nello spettro della luce ultravioletta A, e che quindi percepiscono i colori in modo molto diverso da noi, e con una “dimensione” aggiuntiva che a noi sfugge totalmente. La luce ultravioletta è quindi importante per il loro benessere “psicologico” perché stimola un comportamento più naturale, sia per quanto riguarda l’assunzione dell’alimento che la ricerca del partner. Dal momento che la luce ultravioletta migliora le capacità riproduttive di molte specie di uccelli, in commercio si trovano delle lampade UV appositamente per uso aviare.

L’intensità minima consigliata di luce nella stanza in cui sono tenuti i canarini va da 500 a 1000 lux (per fare un paragone, la luce solare ha un’intensità di 100.000 lux).

Le normali lampade al neon hanno una frequenza di 50 hertz; questo crea agli uccelli un effetto stroboscopico (vedono la luce oscillare ad una frequenza altissima, come accade a noi con gli effetti speciali delle luci da discoteca). Questo effetto può risultare di grande disturbo agli animali, e per evitarlo si devono usare lampade che abbiano una frequenza di almeno 150 hertz, in modo che vedano la luce fissa. In alternativa, si possono usare più lampade, in modo annullino reciprocamente l’effetto stroboscopico.

Alla notte si può lasciare una debole luce, con una lampadina da 7 watt, che è preferibile al buio completo.

MALATTIE

Prevenzione e controllo delle malattie negli allevamenti

“Prevenire è meglio che curare”

Quarantena

A causa dell’elevato numero di soggetti presenti in allevamento, della difficoltà di trattare singolarmente i soggetti e di eliminare una malattia una volta che è stata introdotta nel gruppo, è di estrema importanza rispettare le misure di quarantena prima dell’introduzione di nuovi soggetti, che dovrebbero anche essere esaminati ed eventualmente trattati per i parassiti esterni ed esterni. I canarini appena acquistati devono essere tenuti separati dal gruppo, idealmente in un diverso edificio, ma al limite in una stanza separata. Devono essere accuditi per ultimi, dopo gli altri animali. I recipienti del cibo e gli abbeveratoi delle loro gabbie non devono essere lavati insieme con quelli del gruppo. Anche i contenitori del cibo per gli animali in quarantena devono essere separati, in modo che non vi siano possibili contaminazioni.

Il periodo di quarantena dovrebbe durare 30-45 giorni; se al termine i nuovi animali non mostrano segni di malattie, possono essere messi insieme agli altri canarini.

Le stesse precauzioni si applicano agli animali ammalati, che devono essere immediatamente isolati da quelli sani e alloggiati in un diverso ambiente. Vanno inoltre applicate agli animali che sono stati a mostre, fiere ed esibizioni, rispettando un periodo di quarantena di almeno due settimane.

Isolamento da fonti esterne di contaminazione Un’altra importante misura di profilassi consiste nell’impedire agli uccelli selvatici, a topi e ratti di avere accesso all’allevamento; questi animali possono essere responsabili dell’introduzione di un gran numero di patogeni (virus, batteri, parassiti interni ed esterni).

Impedire agli insetti di accedere ai locali dove sono alloggiati gli uccelli è di estrema importanza, soprattutto come profilassi contro il vaiolo. Ciò si ottiene con l’uso di zanzariere e di prodotti antiparassitari sui pavimenti e sulle pareti.

Durante il periodo riproduttivo si deve impedire di avere accesso all’allevamento agli estranei, in particolare persone coinvolte nell’allevamento dei canarini, appassionati, negozianti. Analogamente, il proprietario dell’allevamento deve prendere ogni precauzione per non fungere esso stesso da veicolo visitando altri allevamenti o negozi.

Igiene

L’importanza dell’igiene non può essere sottolineata a sufficienza. Maggiore è l’igiene dell’allevamento o della gabbia singola, minore è la carica batterica e parassitaria presente. Per raggiungere un buon livello di igiene non è sufficiente utilizzare un disinfettante, ma bisogna prima asportare con cura la sporcizia e le incrostazioni. Infatti i germi risultano protetti da questo materiale, dove il disinfettante non arriva ad agire. Come disinfettanti si possono utilizzare il lisoformio o la varechina diluita; la clorexidina è un ottimo disinfettante, ma più costosa. Dopo alcuni minuti di contatto i disinfettanti devono essere risciacquati con cura.

Isolamento dei soggetti ammalati e disinfezione Un soggetto ammalato deve essere prontamente isolato, posto in una gabbia singola in un locale diverso da quello dove viene tenuto il resto dei soggetti. La voliera in cui si trovava deve essere accuratamente pulita e disinfettata, insieme a tutti gli accessori. Oggetti di legno o di materiale non facilmente disinfettabile devono essere eliminati.

Ricambio d’aria e qualità dell’aria Nel locale in cui sono alloggiati gli uccelli è essenziale assicurare un ricambio costante d’aria, perché sia sempre fresca e pulita, evitando tuttavia sbalzi di temperatura e correnti d’aria.

Anche durante l’inverno il ricambio d’aria deve essere garantito. Nei locali in cui si tengono le gabbie è di grande utilità l’uso di un depolverizzatore, che abbatte la carica delle polveri presenti.

MALATTIE

Idealmente, quando si verificano dei decessi in allevamento, tranne forse che per casi sporadici o incidenti, ha un valore grandissimo l’esecuzione di una necroscopia e di esami collaterali sugli uccelli morti. In particolare, nel caso di malattie batteriche l’esecuzione di esami colturali e antibiogrammi permette di identificare esattamente l’eventuale agente patogeno coinvolto e di instaurare una terapia antibiotica mirata. L’uso indiscriminato di antibiotici in allevamento porta spesso allo sviluppo di forme di resistenza. La necroscopia è utile anche per diagnosticare problemi dovuti a parassiti interni ed esterni.

I soggetti morti devono essere consegnati al laboratorio prima possibile; fino alla consegna possono essere conservati in frigorifero, ma non devono essere congelati.

Vaiolo

Il vaiolo è una malattia virale causata da un poxvirus. Il virus che colpisce il canarino è in grado di causare la malattia anche nelle specie di uccelli che si ibridano col canarino quali ad esempio gli uccelli del genere Carduelis e Carpodacus..

L’incidenza maggiore di casi di vaiolo si osserva in tarda estate ed autunno, per il fatto che questo virus viene trasmesso principalmente da insetti quali le zanzare, ma probabilmente anche altri insetti pungitori o da acari. Il virus del vaiolo non è in grado di attraversare la pelle integra, e deve essere inoculato tramite un insetto, oppure deve venire a contatto con le mucose. Il virus può penetrare nell’organismo anche tramite abrasioni della pelle o delle mucose.

La forma clinica varia secondo la virulenza del ceppo, la modalità di trasmissione e la suscettibilità dell’ospite. Si può osservare una forma cutanea, una setticemica e una difteroide.

La mortalità può arrivare anche al 100% nella forma setticemica, mentre è bassa in quella cutanea. I sintomi nella forma acuta comprendono letargia, penne arruffate, respirazione a becco aperto e morte in 2-3 giorni. Se il decorso è meno acuto si può osservare congiuntivite, blefarite e lacrimazione, seguite dalla comparsa di lesioni proliferative intorno agli occhi e alla bocca; se tali lesioni ostruiscono il faringe si ha la morte del canarino. Le lesioni cutanee proliferative devono essere differenziate dagli ascessi da puntura di zanzara, che causano un nodulo ripieno di pus caseoso.

Diagnosi

La diagnosi si basa sui sintomi clinici, sulla stagione (anche se a volte compare in inverno o in primavera), sul fatto che i soggetti colpiti non sono vaccinati, e sul tipo di lesioni che si riscontrano all’autopsia. I soggetti morti di vaiolo mostrano, infatti, lesioni polmonari e ingrossamento della milza. Anche le lesioni cutanee sono abbastanza indicative.

Trattamento e prevenzione

Non esistono trattamenti specifici; utile per prevenire o combattere le infezioni secondarie può essere una terapia antibiotica, ma in genere il canarino muore prima. Nella forma cutanea si può applicare sulle lesioni un disinfettante astringente quale mercurocromo o alcool.

Le misure più importanti sono quelle profilattiche.

Il virus viene veicolato da insetti quali zanzare e acari, o per il contatto attraverso le superficie epiteliali danneggiate. La stanza dove sono alloggiati i canarini deve essere equipaggiata con zanzariere. I soggetti ammalati devono essere isolati da quelli sani finché non sono guariti, tenendo presente che possono restare eliminatori del virus, anche se la loro immunità è in genere permanente. Una volta che il virus è penetrato in un allevamento, questo è infettato in modo permanente, perché il virus ha una forte resistenza.

E’ anche possibile vaccinare i canarini con un vaccino vivo modificato, che però non è reperibile in Italia. La malattia si diffonde lentamente nell’allevamento, pertanto quando si manifestano i primi casi è possibile salvare i soggetti ancora sani isolandoli da quelli ammalati e vaccinandoli subito. Il vaccino può essere eseguito a partire dai 60 giorni di età e si ripete tutti gli anni. Si inocula tramite puntura nel patagio; dopo una settimana si verifica che nella sede di iniezione sia comparsa una pustola, segno che il vaccino è stato efficace. Infezione da Paramyxovirus (Malattia di Newcastle)

Questa malattia, conosciuta soprattutto nei galliformi, viene anche detta pseudopeste aviare.

Nei canarini si può manifestare con diarrea e difficoltà respiratoria. La diagnosi richiede esami di laboratorio che permettano l’identificazione del virus. All’aut opsia si possono osservare enterite catarrale e modico aumento di volume dei reni, ma spesso non si osservano lesioni. Non esistono terapie specifiche.

Clamidiosi

I passeriformi sono meno suscettibili alla clamidiosi rispetto ai pappagalli. La malattia può essere sospettata in caso di malattie respiratorie ricorrenti. Si possono osservare sintomi aspecifici: dimagramento, diarrea, difficoltà respiratoria, abbatttimento. La mortalità in allevamento in genere è moderata.

La diagnosi richiede l’esecuzione di esami diagnostici (esami istologici, sierologici, colturali).

La terapia si effettua con la somministrazione di antibiotici appropriati nell’acqua e nel cibo, ma non garantisce l’eliminazione dell’agente infettivo.

Infezioni batteriche

Colisetticemia E’ relativamente comune negli allevamenti. E’ un’infezione causata da Escherichia coli ed altri enterobatteri; per manifestarsi in genere devono essere presenti dei fattori favorenti, che abbassano le difese immunitarie, ad esempio altre malattie, alimentazione scorretta, errori di gestione.

I sintomi negli adulti possono essere: abbattimento, dimagramento, diarrea, congiuntivite e rinite. I casi di morte sono sporadici. Durante la cova si osserva mortalità embrionale. I nidiacei mostrano enterite (diarrea), e gli allevatori usano il termine di “pulcini bagnati” perché a causa della diarrea le penne si imbrattano; i piccoli muoiono in 1-3 giorni. La terapia si effettua con la somministrazione di antibiotici direttamente nel becco; è molto importante far eseguire dal laboratorio un antibiogramma per selezionare un antibiotico efficace. Si possono somministrare anche astringenti intestinali.

Campilobatteriosi . E’ causata da Campylobacter jejuni. Fattori predisponenti sono rappresentati da errori di gestione ed alimentazione. Sintomi:

abbattimento dei soggetti adulti, diarrea, feci voluminose, morte dei piccoli nel nido. All’autopsia si osserva enterite. La terapia consiste nella somministrazione di antibiotici appropriati e in una rigorosa igiene.

Yersiniosi e salmonellosi . Sono trasmesse dalle feci di topo e si osservano più spesso in inverno e nelle voliere esterne. Non si osservano segni particolari, ma nel corso del tempo muoiono diversi soggetti. All’autopsia si osserva aumento di volume e colorazione più scura del fegato, necrosi del fegato e della milza. In questo caso oltre alla somministrazione di antibiotici si deve effettuare la lotta ai roditori.

Enterococcosi . I sintomi sono correlati ad una tracheite cronica: rumori respiratori, cambio di voce, difficoltà respiratoria. All’autopsia si osserva tracheite, polmonite,  aerosacculite. I batteri responsabili presentano spesso una resistenza ai comuni antibiotici, pertanto prima di procedere alla terapia è opportuno eseguire un antibiogramma. In diagnosi differenziale si deve considerare l’infestazione da acari della trachea.

Megabatteriosi (di Lorenzo Crosta, Med. Vet.) Le megabatteriosi sono patologie del tratto digerente (prevalentemente del proventricolo), in grado di colpire diverse specie di uccelli. Queste infezioni, frequenti nei pappagallini ondulati e nei canarini, furono descritte negli anni ‘80. Benché non se ne conoscesse con certezza l'agente eziologico, la malattia, almeno nel nostro paese, fu definita "Micosi '80"; infatti, vista l'apparente efficacia della terapia con un antifungino (l’Amfotericina B), si ritenne potesse essere provocata da miceti. In realtà l’infezione, ora meglio studiata, è causata da grossi batteri detti megabatteri. Esistono tuttora però discordanze circa la loro esatta classificazione, c'è già, infatti, chi parla di "megalieviti". La megabatteriosi è stata descritta nei pappagallini ondulati, soprattutto nei soggetti da esposizione o "Inglesi", nei Canarini e altri piccoli passeriformi, negli inseparabili, calopsitte, parrocchetti del genere Neophema, Cacatua, polli e struzzi.

Le esatte modalità di trasmissione sono sconosciute, ma si suppone che i megabatteri siano normali abitatori dell'apparato digerente prossimale di canarini ed ondulati e che in particolari situazioni possano provocare una malattia conclamata; l’atteggiamento generale nei confronti del reperimento di tali megabatteri è pertanto passato dal totale allarmismo degli anni 80, ad un atteggiamento più morbido (trovarli è normale, basta che non diano problemi conclamati).

Sintomatologia

Gli animali si presentano dimagriti e un pò depressi. Sembrano alimentarsi, ma ad un'osservazione più accurata si nota che spesso raccolgono il cibo senza ingerirlo. L'infezione tende a diffondersi rapidamente, ma la mortalità resta bassa.

Diagnosi

I megabatteri possono essere identificati in gran numero nelle feci degli uccelli ammalati o dopo lavaggio del gozzo, ma si consiglia di ripetere gli esami perché la disseminazione non è costante nel tempo.

Ovvio che anche l’esame necroscopico, soprattutto l’istopatologia del tratto interessato sono un ausilio indispensabile in situazioni di patologia di gruppo.

Terapia

Si può tentare una terapia con Amfotericina B, ma i risultati sono molto incostanti. La somministrazione di Lattobacilli specifici da gozzo di pappagallo e l'acidificazione dell'ambiente gastrico aiutano la normalizzazione della flora intestinale e, con essa, l'eliminazione dei Megabatteri, ma tali misure devono durare almeno 30-40 giorni.

Prevenzione

Visto che nell'instaurarsi di questa malattia sembra evidente una predisposizione di razza ed anche una sensibilità di alcune linee di sangue (ad esempio alcuni ceppi di Ondulati Inglesi sono maggiormente sensibili), si consiglia di escludere dalla riproduzione i soggetti malati, limitando in tal modo la creazione di linee genetiche resistenti.

Aspergillosi E’ un’infezione causata da un fungo che provoca perdita di peso, difficoltà respiratoria, vomito, diarrea. Una importante causa predisponente è rappresentata da una forma di immunosoppressione. Un ruolo importante è svolto anche dalla contaminazione ambientale: presenza di sostanze organiche in decomposizione, ambienti sporchi e umidi, semi vecchi e mal conservati (tutto ciò che favorisce lo sviluppo di muffe). Non è necessario osservare delle muffe macroscopiche per stabilire che l’ambiente è contaminato. L'infezione avviene per inalazione delle spore. La terapia si può tentare con la somministrazione di farmaci antifungini per via orale e tramite nebulizzazione.

Parassiti esterni

Acaro rosso (Dermanyssus gallinae) E’ un parassita ematofago (che succhia il sangue), e attacca gli uccelli di notte, mentre dormono. Durante il giorno non resta sugli animali ma si nasconde nelle fessure, sotto le gabbie, dentro i posatoi cavi. Un’infestazione grave può dare anemia negli adulti e addirittura causare la morte nei nidacei. Inoltre questo parassita agisce da veicolo per le malattie trasferendo con la puntura virus e batteri da un uccello all’altro.

Dopo il pasto di sangue la femmina depone centinaia di uova nelle fessure. I parassiti diventano adulti in una settimana circa, ricominciando il ciclo. In poche settimane il numero di parassiti che infesta l’allevamento può diventare enorme.

La presenza dell’acaro rosso può essere identificata ponendo un foglio di carta ripiegato tra due gabbie. Dopo un giorno o due si apre il foglio, e se sono presenti, si osserveranno gli acari che corrono a nascondersi. Può essere utile anche controllare gli uccelli di notte, cercando tra il piumaggio e nella gabbia con una pila.

L’acaro rosso può sopravvivere anche cinque mesi senza alimentarsi, pertanto lo si può veicolare in allevamento attraverso gabbie e attrezzi di seconda mano. Se si decide di comprare attrezzature usate, queste vanno disinfestate con cura. Dopo un meticoloso lavaggio vanno trattate con un disinfestante quale ad esempio il malathion, e poi riverniciate. Anche le misure di quarantena nei confronti dei nuovi acquisti sono fondamentali per prevenire questo problema.

Acaro del pollo (Ornithonyssus sylviarum) E’ un parassita non meno pericoloso. Al contrario del precedente, vive permanentemente sugli uccelli e non li lascia mai. Si trova più spesso intorno alla cloaca e alla base della coda, ma è molto piccolo e si osserva meglio con l’aiuto di una lente d’ingrandimento.

Acaro della rogna (Knemidokoptes pilae) Vive nello spessore della cute delle zampe, dove scava gallerie. Provoca un ispessimento della pelle che assume un aspetto crostoso.

Pidocchi Parecchie specie di pidocchi possono infestare i canarini. I sintomi della loro presenza comprendono irrequietezza e beccate, eccessiva attività di pulizia del piumaggio e penne danneggiate.

Trattamenti insetticidi e acaricidi Nel trattamento dei parassiti dei canarini si devono considerare due aspetti: il trattamento sull’animale e quello sull’ambiente. Non è sufficiente limitarsi ad applicare dei prodotti sugli uccelli, se il ciclo vitale del parassita si svolge anche nell’ambiente.

Esistono due categorie di prodotti: quelli che possono essere utilizzati sull’animale, meno tossici ma con minore attività residua, e quelli da applicare nell’ambiente, più potenti, con maggiore attività residua, e a cui gli animali non devono essere esposti direttamente. Premettiamo come regola generale che qualunque prodotto, topico o ambientale, deve essere usato rigorosamente secondo le indicazioni riportate, per quanto riguarda dosaggio, diluizione, intervallo di trattamento, precauzioni, ecc. Inoltre va rispettato il tempo di scadenza, perché con il tempo i principi attivi perdono di efficacia anche se conservati correttamente.

Piretro e derivati Il piretro è l’insetticida più comune e più sicuro. E’ una sostanza vegetale estratta dal Chrysanthemus cinerariaefolium. Derivati sintetici del piretro sono piretrine e piretroidi. Tutte queste sostanze vengono rapidamente degradate dalla luce e perdono quindi di efficacia in poco tempo.

L’azione, ma anche la tossicità, viene potenziata dall’aggiunta di sostanze sinergiche quali il piperonil butossido, che ritarda il metabolismo e aumenta la tossicità delle piretrine negli insetti. In genere i prodotti in commercio sono al 1-2% di sostanza attiva.

I piretroidi (tra i vari composti abbiamo: alletrina, furetrina, resmetrina, tetrametrina, cycletrina) sono dei derivati sintetici delle piretrine più stabili ed efficaci.

I prodotti da applicare negli animali hanno una stabilità abbastanza ridotta, e quindi perdono di efficacia in poche ore o pochi giorni, pertanto l’applicazione va ripetuta. Gli spray sono più pratici da usare negli uccelli, ma hanno una scarsa penetrazione sotto le penne, e probabilmente le polveri, se frizionate con le dita sotto il piumaggio, risultano più efficaci.

Carbammati e organofosfati Queste classi di insetticidi sono molto più potenti, e si utilizzano di solito nei trattamenti ambientali.

La loro attività residua è prolungata, settimane o anche mesi. Vanno anche applicati con precauzione, utilizzando guanti di gomma e mascherina. La confezione va sempre conservata, perché in caso di incidente è di enorme importanza conoscere il principio attivo utilizzato.

Vanno applicati dopo aver rimosso tutti gli animali dall’ambiente. Prima della loro reintroduzione l’insetticida deve essere ben asciutto e l’ambiente adeguatamente arieggiato.

Ivermectina L’ivermectina è un farmaco insetticida e acaricida; negli uccelli si utilizza nel trattamento dell’infestazione da acari e pidocchi. La forma commerciale è estremamente concentrata, e va utilizzata opportunamente diluita. Una goccia di prodotto è sufficiente per un uccello di un chilo, e se sovradosato il prodotto è tossico e può anche causare la morte. Non è solubile in acqua, per cui il trattamento nell’acqua da bere non è attuabile.

Si diluisce il prodotto 1:20 con glicole propilenico e si applica sulla cute, a livello di giugulare, o si somministra direttamente in bocca. In genere occorre effettuare diversi trattamenti ad intervalli di 10-14 giorni. Dosaggi elevati sono tossici nei cardellini.

Parassiti interni Acari respiratori (Sternostoma tracheacolum) Questi parassiti infestano la trachea e i bronchi di canarini e altri piccoli fringillidi, in particolare i diamanti di Gould. L’acaro vive e si riproduce nel sistema respiratorio, dove compie il suo ciclo vitale in 2-3 settimane. Gli uccelli colpiti aprono il becco, manifestano difficoltà respiratoria (movimenti della coda), e talvolta emettono un tipico “click”. Altri sintomi sono: la perdita del canto, tosse, emissione di muco dalle narici, debolezza e perdita di peso. Nei casi più gravi l'ostruzione delle vie respiratorie causate dal muco porta a morte l’animale.

Vermi tondi (nematodi) Parassitano l’intestino, e in numero ridotto possono passare inosservati. In caso di infestazione massiva si può osservare perdita di peso, diarrea, scadimento delle condizioni generali e morte. I tipi principali di nematodi che parassitano i canarini sono gli ascardi e le capillarie. Queste ultime sono più diffuse e più difficili da trattare. Le misure di profilassi e igiene sono essenziali per la prevenzione. Sono parassiti a ciclo diretto (si trasmettono direttamente da un canarino all’altro), e le uova sono molto resistenti nell’ambiente, anche all’azione degli antiparassitari.

Coccidi

I coccidi sono parassiti unicellulari (costituiti da una sola cellula). Si trasmettono in modo diretto attraverso cibo o acqua contaminati dalle feci di animali infestati. Possono essere asintomatici o causare diarrea (talvolta con sangue), dimagramento, malessere e morte. Nei canarini esistono due forme di infestazione da coccidi. La prima è meno grave e completa il suo ciclo nell’intestino. La seconda si diffonde attraverso il sangue ad altri organi, compreso fegato, milza e polmoni. Gli uccelli infetti hanno il fegato ingrossato e scuro che diventa visibile attraverso la pelle. Gli adulti possono essere portatori asintomatici, mentre i giovani tra i 2 e i 9 mesi di età possono presentare una elevata mortalità.

Mentre la prima forma è trattabile con i farmaci antiparassitari, l’altra non è curabile.

L’igiene permette di ridurre l’esposizione degli uccelli ai coccidi, ma una volta che questi sono entrati in allevamento è molto difficile eradicarli.

Sono anche resistenti alla maggior parte dei disinfettanti.

Le cisti delle penne Le cisti delle penne, dette anche lumps (termine inglese che significa nodulo, piccola massa), rappresentano un difetto di crescita di alcune penne che crescono verso l’interno della pelle anziché all’esterno. Si formano pertanto dei noduli, appunto, il cui interno è costituito dalla stessa sostanza che compone le penne, cioè cheratina. Le dimensioni possono variare da pochi millimetri ad oltre un centimetro. Si possono formare in qualunque parte del corpo (in cui ovviamente siano presenti penne); i disturbi che creano sono dovuti solo al fastidio che la massa può creare all’uccellino, in particolare se sono localizzati in prossimità della cloaca e dell’addome, dove è più facile che si imbrattino con le feci o che si lacerino urtando contro i posatoi.

La causa delle cisti delle penne nei canarini è quasi sempre di carattere genetico: è un difetto ereditario legato ad alcune razze, in particolare la Gloster e le varietà di colore lipocromiche. E’ ovvio che in questo caso per eliminare il difetto dai propri animali l’allevatore deve evitare di riprodurre i soggetti colpiti. Cause più rare di cisti delle penne, soprattutto in specie di uccelli diversi dal canarino, sono i traumi e le infezioni che colpiscono il follicolo della penna, alterandone la direzione di sviluppo.

Se la cisti è piccola e non disturba l’animale può anche essere lasciata stare. In caso contrario la terapia consiste nell’asportazione chirurgica in blocco della cisti, in modo che non si riformi, oppure nello svuotamento periodico del suo contenuto, per ridurne il volume, seguito dalla disinfezione della cavità che ne segue.

L’asportazione, soprattutto per le cisti di grandi dimensioni, è un intervento abbastanza delicato, soprattutto per il pericolo di emorragie durante l’operazione.

A cura di:

AAE Associazione Animali Esotici

www.aaeweb.net

SIVAE Società Italiana Veterinari per Animali Esotici

www.sivae.it