Archivio stefano dalisera.htm

Vista la “volatilità” delle pagine internet, questa pagina è una copia testuale della pagina: http://www.agionline.eu/dummies.htm

La volontà di mettere su carta gran parte delle esperienze ormai ventennali accumulate nell’allevamento degli arricciati pesanti nasce nel tentativo di colmare quelle difficoltà di comunicazione che a volte intercorrono tra l’allevatore alle prime armi e l’allevatore esperto.

Quest’ultimo , tenutario di chissà quanti e quali segreti tiene a preservarli per assicurarsi un ipotetico vantaggio mirato a migliori risultati riproduttivi e perché no espositivi. La fortuna vuole che non tutti i grandi ed esperti allevatori ragionino allo stesso modo: a volte il veder crescere un giovane inesperto è motivo di soddisfazione simile se non maggiore a quello di un grande risultato espositivo. Venti anni fa ho avuto la fortuna di cominciare con persone che la pensavano in questo modo ed ora mi sento pronto a dare il mio contributo. Tutto quello che avrete la cortesia di leggere qui di seguito è dato da esperienze personali provate. Lo scritto è indirizzato agli allevatori di AGI, ma gran parte dei concetti riportati potranno essere applicati a tutte le altre razze di canarini arricciati. Ogni singolo argomento è trattato in maniera  sintetica per riuscire a fornire una veduta di insieme di tutte le problematiche inerenti l’allevamento di questa splendida e difficile razza.



Riproduttori , locali ed attrezzature


In linea di massima chi decide di mettersi in casa una o più coppie di AGI è difficile che sia a digiuno di canaricoltura. Questi animali non si trovano nei negozi, se ne vedono pochi alle mostre, vivono poco , costano tanto e gli allevatori sono sempre di meno. E’ improbabile quindi che un novizio decida di partire proprio dagli AGI, ma se mai fosse, il mio consiglio è quello di cominciare a farsi le ossa con altre semplici razze arricciate…… l’arricciato del nord in primis. In questo modo l’impatto risulterà sicuramente meno traumatico. L’AGI e gli arricciati pesanti come il Parigino ed in parte il Padovano sono animali complessi da allevare. A differenza di altre razze di forma e posizione, non esiste soltanto la difficoltà di riprodurre soggetti il più possibile corrispondenti allo standard, ma proprio la difficoltà oggettiva di far procreare i propri soggetti. Una spesa iniziale elevata per poi magari ritrovarsi con una serie di insuccessi in serie taglierebbe le gambe e volontà a chiunque. Bene quindi iniziare con cautela, cominciare a fare l’occhio alle varie arricciature (che nel nord sono sicuramente inferiori, ma ben definite) , togliersi qualche soddisfazione riproduttiva e poi decidere con il tempo di fare il salto di qualità. Tutto quello che ho appena scritto è valido anche per l’allevatore esperto di canarini, ma non di arricciati.

Cosa acquistare ed a chi rivolgersi: nella stragrande maggioranza dei casi i soggetti vanno acquistati direttamente presso l’allevamento dell’allevatore prescelto. (Ancor prima di mettersi in viaggio è buona norma informarsi presso l’allevatore della disponibilità di eventuali soggetti da cedere. Non c’è nulla di peggio di un viaggio di centinaia di chilometri per poi ritrovarsi a scegliere tra 2 o 3 soggetti.) Una visione di insieme dell’allevamento sarà necessaria per valutare il  livello medio dei soggetti presenti. Viene da se che tale livello dovrà essere omogeneamente “medio-alto”, diffidando invece di allevamenti dove sono presenti alcuni soggetti eccezionali ed altri di caratura totalmente inferiore. Un buon allevatore vi mostrerà gran parte , se non tutti, i soggetti che compongono il proprio allevamento e tenderà a cedervi quelli che anche a voi sembreranno meno belli. Partendo dal presupposto di stare in casa di una persona seria, questi non vi cederà mai i soggetti migliori, a volte resistendo anche ad offerte “che non si possono rifiutare” (qualora si abbia la possibilità di poter offrire tanto), ma questo non vi dovrà preoccupare, questo è solo l’inizio. Nella stanza di allevamento vedrete delle belle gabbie ad altezza uomo, piene di luce, con dentro soggetti splendidi e poi invece vedrete gabbie poste in basso, con molta meno luce, un po’ in disparte….. ebbene, nel 99% dei casi è li che riuscirete a scegliere. Questo però non deve crucciare, stiamo parlando di un allevamento dal livello medio-alto, stiamo parlando di una persona di cui avete fiducia, state iniziando una nuova avventura, non avete tanti soldi da spendere……. questo è quello che passa il convento, ma può essere sufficiente. Dei soggetti proposti vi verranno elencate una serie di parentele eccellenti, vi verranno mostrati fantomatici registri di allevamento che ne dimostreranno la provenienza, ma quello che farà fede sarà l’anello che confermerà la nascita di quel soggetto in quell’allevamento ed in special modo ne dimostrerà la giovane età dello stesso. Qui potremmo disquisire a lungo, ma poiché non potete rischiare di portare a casa soggetti che dopo qualche mese potrebbero diventare orbi se non ciechi, la scelta dovrà ricadere su dei soggetti giovani. Non che il giovane sia certezza di capacità riproduttiva, ma quantomeno la speranza ce la avrete, mentre con un cieco di speranza ce ne è veramente poca. Mai in ogni caso femmine adulte, mentre maschi adulti di un anno, se in buona forma, possono anche essere presi in considerazione, ma per questi aspetterei di accumulare un po’ di esperienza. A volte si riesce ad ottenere qualche soggetto che l’allevatore non aveva intenzione di cedere con la tattica della estrema petulanza. E’ probabile che alla millesima richiesta di un soggetto l’allevatore cederà, ma ricordate che anche il prezzo di conseguenza salirà. A parte gli scherzi dovrete essere in grado di tornare a casa soddisfatti, i soggetti acquistati (anche se non i migliori) dovranno essere di vostro gradimento, ben assortiti nel piumaggio e nel colore, altrimenti è meglio desistere e tornarsene mestamente a casa. Se partiamo dal presupposto di acquistare una coppia evitare Verde x Verde o Giallo x Giallo, evitare 2 soggetti dal piumaggio intenso o 2 dal piumaggio brinato, evitare fianchi cadenti o mancanti. D’accordo che si sta iniziando, d’accordo che questi soggetti potenzialmente costeranno qualcosa in meno, ma le caratteristiche della razza dovranno essere il più possibile rispettate. Non fa nulla se questi soggetti (specialmente le femmine) risulteranno un po’ minuti in confronto ai campionissimi esposti nelle gabbie d’onore, il futuro dei “vostri” soggetti potrebbe riservare grandissime sorprese. Ecco, il bello dell’allevamento dell’AGI è proprio questo: non saprete mai cosa riuscirete a riprodurre, se le coppie provengono veramente da grandi ceppi certi risultati saranno ottenibili anche nei primissimi anni di allevamento. Il consiglio finale è quello di riuscire ad instaurare un rapporto di fiducia reciproca con gli allevatori più esperti e di conseguenza seguirne le indicazioni.


Locali : croce e delizia del ns hobby. Motivo di litigio in casa con moglie, figli e madri. Semi e piume che sembrano avere il dono della trasposizione riuscendo a materializzarsi in stanze solitamente off-

limits. Ecco quindi il proliferare di garage, box, lavatoi, cantine…. ma qui gli antagonisti diventano i vicini, l’amministratore e l’ascensorista. Insomma è dura avere un bel locale di allevamento tanto quanto risulti importante ,a livello riproduttivo e per il nostro benessere psicologico. Il buon senso guiderà nella scelta spesso obbligata. Una buona finestra, munita di zanzariera,  possibilmente sempre aperta (anche d’inverno), una buona illuminazione sia naturale che artificiale, un controllo costante dell’umidità che non deve superare il 60% ed una sistemazione razionale delle gabbie saranno sufficienti a rendere confortevole per i nostri amici pennuti qualsiasi ambiente gli si possa offrire. Gabbie:  insisto sempre nella razionalità delle gabbie: queste debbono essere possibilmente tutte di ugual misura (vedremo quale) , con le mangiatoie ed i beverini nella stessa posizione, con i posatoi  di conseguenza allineati per permettere una gestione giornaliera rapida ed efficiente. Chi lavora, specialmente la mattina , ha poco tempo a disposizione e specialmente nei periodi “tranquilli” come l’inverno deve poter sbrigare le “faccende domestiche” quasi automaticamente. E poi, volete metter anche il colpo d’occhio del proprio allevamento….. una volta su una rivista del settore vidi la foto in bianco e nero della “bottega del ciabattino”, dove in una mezza parete erano accumulate ed impilate gabbie di ogni tipo: a pagoda, tonde, rettangolari orizzontali e addirittura verticali, dove i canarini erano costretti ad ascendere per raggiungere il posatoio più alto. Per memoria storica, per romanticismo e perché si pensa che gli AGI si trovino meglio, consiglio le gabbie di legno da 65 cm. Capisco anche che non sono facili da trovare e necessitano di maggior manutenzione, ma è tutto un altro vivere. Vanno bene anche le gabbie zincate, sempre della stessa misura, con ampia mangiatoia interna e posatoi in legno. Anche se qualche purista storcerà il naso, consiglio di togliere la griglia sul fondo e di permettere agli AGI di poter scendere direttamente a contatto con la carta o cartoncino che sia. Gli arricciati pesanti sono comunque molto restii a far questo. Un’ultima annotazione riguarda i beverini: da 50 ml in modo di essere costretti a rinnovarne il contenuto tutti i giorni e perché sono facili da pulire inserendoci direttamente un dito.



Alimentazione


In venti anni ne ho sentite e viste di tutti i colori. Alimentazioni spartane contro quelle godereccie, solo scagliola contro misto a 5 semi, pastone secco contro pastone morbido, semi bolliti contro semi germinati…… il giusto probabilmente sarà nel mezzo , ma determinati “aggiustamenti”  dipenderanno anche dal clima e da particolari caratteristiche dei locali di allevamento.

Quello che mi sento di consigliare (parleremo in seguito dell’alimentazione durante le cove) è un misto a 3 semi , 80% scagliola, 10% niger e 10% lino, con un pastone secco del tipo Cedè o Quiko. Con questa alimentazione base si coprono i periodi da Luglio a Febbraio. Almeno 2 volte a settimana una fettina fina di mela e se avete tempo anche qualche pezzetto di carota che però andrà tolta la sera.  Una volta a settimana, qualche fogliolina di Cicoria debitamente lavata ed asciugata. Ci sono poi le erbe prative ed in primis il Centocchio o Stellaria Media, ma , a meno che non si viva in aperta campagna , non mi sento di consigliarne l’utilizzo se non si è ben certi che cani e gatti non ci abbiano fatto la pipì e che il traffico automobilistico non abbia fatto il resto.


Allevamento e Riproduzione


Questa è la parte dove ci sarebbe da scrivere talmente tanto da poter riempire un libro. Pur elencando qualche particolarità o furbata non entrerò però troppo nello specifico, ma mi limiterò ad una ampia panoramica. A meno di aggiustamenti o forzature dell’ultimo momento, i riproduttori e le coppie sono state probabilmente scelte già a Novembre o Dicembre. In che modo è stata fatta la scelta ? Le coppie giovani sono state assortite in base al colore, caratteristiche di piumaggio ed eventuale compensazione di difetti. Con le coppie adulte invece si aggiunge anche il criterio di resa riproduttiva che si è potuto osservare negli anni precedenti. Ci sono ad esempio dei soggetti che trasmettono sempre una particolare caratteristica o pregio pur non essendone loro stessi muniti. Questi verranno accoppiati a soggetti mancanti della suddetta caratteristica. Ricordo però che non trattando in questo capitolo di consanguineità ma soltanto di eterosi e vista la multifattorialità di alcune arricciature, i risultati di accoppiamenti considerati “certi” possono poi non essere più tali.

L’AGI è un canarino di grossa taglia, la quale deriva dalle giuste proporzioni tra lunghezza e volume. Riprodurre un AGI lungo anche 22 cm non è affatto difficile, ma il “riempirlo”  è molto più complesso. Riprodurre un AGI con un cappuccio completo non è affatto un opera titanica, ma far si che lo stesso abbia come base un largo cranio tondo risulta senz’altro più difficile. A proposito di testa, senza entrare nelle deliranti polemiche che hanno accompagnato  il riconoscimento di questa razza, considereremo valide anche ai fini degli accoppiamenti il bavero rialzato completo, il mezzo cappuccio il ¾ e naturalmente il cappuccio completo, erroneamente considerato l’unica discriminante di questa razza. Dicevamo che le coppie sono state decise, in base alle caratteristiche dei soggetti: l’accoppiamento principe prevede un brinato per un semi-intenso tanto da poter ottenere una figliolanza in grado di rispettare il piumaggio dei genitori. Il colore non è basilare nella scelta, cercando di evitare come già accennato accoppiamenti verde x verde e giallo x giallo. Questi due accoppiamenti non sono affatto impossibili, anzi, specialmente nei verdi, ho visto dei risultati strepitosi, ma perché doversi complicare la vita ? Perché dover riprodurre soggetti che nella quasi totalità saranno dello stesso colore ? Lasciamo questi accoppiamenti ai grandi esperti e cerchiamo invece di godere del risultato dei nostri sforzi ottenendo la tipica gamma dei 3 colori, verde, giallo e pezzato. Specialmente all’inizio, nel vostro allevamento ci potrà essere una certa disparità di valori tra i soggetti in vostro possesso. Come comportarsi ? Accoppiare i più belli insieme ? Ma poi che cosa ci faccio con i figli dei più brutti  (che poi saranno quelli che fliglieranno di più) ? E’ bene quindi , anche in questo caso, far crescere il proprio allevamento piano piano, ma in modo uniforme. In questa maniera tutte le coppie godranno dello stesso occhio di attenzione dell’allevatore ed i soggetti riprodotti ci permetteranno una scelta più ampia per il futuro.

Una volta assortite le coppie ecco il solito dilemma: li metto subito insieme o li tengo separati ? Entrambi i metodi sono validi e specialmente il primo dei due, se non sorgono problemi in fase di preparazione può dare risultati eccellenti, ma cosa succede se per qualche motivo, qualche giorno prima dell’ipotetico inizio cove si deve per forza maggiore cambiare una coppia ? Succede che la nuova coppia sarà formata da 2 estranei che se le daranno di santa ragione per dieci giorni. Solitamente tutto poi passa, ma ci sono casi in cui i maschi vengono completamente deplumati sulla testa rischiando di andare in muta , oppure unghie che si rompono con fuoriuscita di sangue rendendo poi il soggetto immobile sul bastoncino per altri 10 giorni.  Insomma, d’accordo pensare positivo, ma se poi , per un motivo banale vedi andare a monte gran parte del tuo materiale riproduttivo, la delusione conseguente potrebbe risultare ferale……. e questo canarino di soddisfazioni ne restituisce già pochine, aiutiamo quindi un po’ la fortuna con la scelta dei soggetti divisi singolarmente per gabbia. Compatibilmente con la disponibilità di attrezzature, la coppia potrà essere alloggiata in due gabbie confinanti, in modo che i soggetti facciano col tempo “amicizia”. Tale amicizia però potrà , in caso di necessità, essere spezzata senza grandi traumi da una parte e dall’altra, per iniziarne una nuova magari più proficua. Dopo quindi un periodo di conoscenza la coppia verrà formata, spostando solitamente il maschio nella gabbia della femmina. I soggetti verranno debitamente toelettati (lo so piange il cuore a tagliare quel ben di Dio di piume, ma è necessario) , i posatoi posti ad una altezza tale da lasciar spazio per l’accoppiamento ed il nido verrà agganciato all’interno. I nidi esterni non permettono alla femmina di poter ruotare completamente negli stessi.


Preparazione e terapia pre-cove: la terapia antibiotica pre-cove non va assolutamente messa in pratica. Dovremo scendere a compromessi in seguito, con la nascita dei piccoli, evitiamo quindi uno stress inutile e dannoso ai genitori. La preparazione andrà effettuata invece con un cambio di alimentazione, con l’aumento delle ore di luce e perché no anche con la somministrazione di vitamine, che però serviranno principalmente all’allevatore per mettersi l’anima in pace. Pensate all’allevatore che non somministrando le vitamine si ritrova poi (chissà per quale motivo) con uova non feconde …… darebbe tutta la colpa a se stesso, maledicendosi dell’errore commesso. Solitamente, dopo la prima settimana di Febbraio (ma questo può cambiare da latidutine a latidutine) comincio ad allungare la luce artificiale sino ad arrivare a fine della prima settimana di Marzo con quasi 14 ore di luminosità. Nello stesso periodo comincio il cambio di alimentazione aggiungendo a giorni alterni l’uovo sodo nel pastone, inumidendolo con semi germinati. Questo tipo di alimentazione continuerà anche con la nascita dei piccoli. In questa maniera, ormai da anni, riesco ad ottenere le prime uova sempre dal 15 al 20 marzo. Non sarebbe affatto male ritardare il tutto di una decina di giorni, ma qui entrano in gioco le balie. Questo è il primo dei compromessi di questo tipo di allevamento, per ogni coppia di AGI è bene tenere 2 coppie di balie. Leggiamo sui libri dei vari tentativi di far allevare i piccoli direttamente dagli AGI e di quanto questo aiuterebbe al patrimonio genetico della razza……. tutto vero, tutto bello, ma la pratica non dice questo. Personalmente mi munisco di balie che non mi faranno mai cadere in tentazione di lasciarle riprodurre…. quindi coppie di fife x sassone, fife x arricciato del nord, arricciato del nord x sassone e così via. Prima dell’ultima covata, alle coppie di balie più solerti, concedo di allevare i propri piccoli, ottenendo stranissimi canarini dalle improbabili forme, ma eccezionali poi l’anno seguente come mastri-allevatori.


Nascita dei piccoli e svezzamento: prima ancora di parlare della schiusa parliamo della speratura delle uova. Momento topico che ci emoziona ancora dopo venti anni di allevamento, deve essere effettuato dal sesto giorno in poi, in special modo se usate tenere in mano le uova guardandole in controluce. Attendendo il sesto giorno si eviteranno cantonate clamorose e si eviterà un possibile distaccamento dell’embrione dalla parete di attecchimento. Se invece vengono usate le famigerate torcette sperauova, senza toccare le uova, si può anticipare anche al quarto giorno, ma non assicuro che le cantonate potranno essere evitate.

Una volta schiuse le uova, ci troviamo di fronte ad un certo numero di becchi spalancati e di fronte al secondo compromesso: dobbiamo , per cercare di assicurarci le maggiori possibilità di riuscita, somministrare per alcuni giorni un antibiotico a largo spettro. Perché questo ? Non è possibile evitarlo ? Alla prima domanda rispondo dando la colpa alla strenua selezione che ha portato ad ottenere soggetti veramente eccezionali nell’aspetto estetico , ma impoveriti di quella linfa vitale che dovrebbe essere comune a tutti gli animali, mentre alla seconda domanda rispondo che si può tentare, i piccoli potrebbero anche farcela, ma il mio compito in questo momento (probabilmente sbagliato) è quello di aiutare ad ottenere risultati. Con questo sistema probabilmente non si aiuta la razza, si rende necessaria invece una lunga opera di ricostruzione di ceppi indenni, rigorosa, evitando contaminazioni che porterebbero nuovamente alle necessità di cui sopra. Il discorso è lungo e complesso e verrà affrontato in altro articolo.

L’empiricità dei dosaggi è un altro punto debole dell’allevamento degli AGI , specialmente quando il prodotto deve essere somministrato direttamente nel becco dei pullus. Fortunatamente le capacità metaboliche dei canarini sono eccezionali e aiutano spesso a porre rimedio a somministrazioni errate. Il tenore dell’articolo mi sconsiglia di comunicare dosaggi e medicinali, accennerò solamente le famiglie degli antibiotici più utilizzati che sono la Cefalosporina e l’Ampicillina. Negli ultimi anni ho cominciato ad utilizzare un antibiotico la cui somministrazione non avviene più direttamente nel becco dei piccoli, ma disciogliendo il prodotto nel beverino. Saranno poi i genitori che indirettamente provvederanno alla somministrazione. I risultati mi sembrano buoni e si evita lo stillicidio dell’instillazione nel becco.

L’alimentazione dei piccoli, rimane la stessa utilizzata durante la preparazione dei soggetti alla riproduzione, si può leggermente intensificare l’utilizzo dell’uovo sodo oppure semplicemente inumidire il pastone secco nei giorni in cui l’uovo non viene somministrato. Consiglio: ponete la vaschetta porta pastone vicinissima al nido, i piccoli cominceranno a notarla già verso il decimo giorno di vita e questo li porterà quasi automaticamente a cominciare ad alimentarsi da soli con qualche giorno di anticipo rispetto al normale , sveltendo di conseguenza lo svezzamento. A tal riguardo i testi parlano di 28-30 giorni, in realtà negli AGI questo tempo si può allungare tranquillamente a 35-38 giorni, con molti problemi conseguenti. Tanto per cominciare viene così compromessa la nuova deposizione della balia con il risultato che da quando vengono poste le uova in cova all’allontanamento dei novelli passano circa 48-50 giorni. La balia preparerà ugualmente verso il ventesimo giorno il nuovo nido, utilizzando spesso le piume dei fianchi dei novelli a cui sembrerà non resistere pur avendo a disposizione qualsiasi tipo di materiale, ma il nuovo nido verrà automaticamente invaso dai novelli che si trasferiranno subito nella nuova accogliente casa. Viene da se che alla balia non possono essere messe in cova altre uova. Ma il peggio deve ancora venire, perché il balio ad un certo punto si stuferà di questi lungagnoni che comincerà pian piano a disconoscere , strappando anch’esso piume e penne, creando così due grandi problemi: 1. Indebolimento generale dei soggetti 2. Calo delle ali non più sostenute dai fianchi. Entrambe i problemi sono gravi, ma mentre il primo verrà superato al momento dell’involo il secondo rischia di compromettere la “forma e posizione” del novello. Le piume infatti ricresceranno, ma se il soggetto continuerà a tenere le ali abbassate i fianchi resteranno schiacciati. Ai fini riproduttivi grossi problemi non ce ne saranno, ma le esposizioni un soggetto così se le può anche dimenticare. Arrivati alla soglia dei 35 giorni bisogna quindi farsi coraggio ed allontanare i novelli in una gabbia il più possibile simile a quella che li conteneva. I novelli verranno aiutati i primi giorni (dove automaticamente subiranno un piccolo calo) con ogni tipo di ben di Dio, pastone, semi di avena, fettine di mela, foglioline di cicoria e tutto ciò che risulterà facile per loro mangiare…….. poi necessità farà virtù od altrimenti la natura farà il suo corso.

Col tempo l’alimentazione diventerà sempre più asciutta, tanto da arrivare ai primi di Agosto quando sarà molto simile all’alimentazione del periodo di riposo. E’ questo inoltre il momento di verificare se i novelli poggiano e stringono bene le zampe e nel caso non fosse così, sarà il caso di sostituire un posatoio con un bastoncino molto più piccolo di diametro o nei casi più gravi sostituirlo con un grosso elastico da ufficio (quelli verdi larghi circa 1 cm.). L’elastico verrà tirato ben benino, all’inizio provocherà grossa diffidenza, ma poi, presa confidenza, i novelli saranno costretti a stringere la zampa una volta posatici sopra.


Muta


I cambiamenti climatici hanno portato un allungamento delle stagioni con conseguente spostamento dei mesi caldi. Questo fa si che la muta ed il terribile svolazzare di penne e piume nell’allevamento sembri a volte non finire più. Sono anni ormai che durante la mostra del Club AGI di Bologna, primi giorni di Novembre, si ha difficoltà ad esporre soggetti perché questi ultimi sono in grande ritardo di condizione. Va bene che gli AGI si completano effettivamente il secondo anno di vita, va bene che alcune arricciature come quelle della testa risultano ben visibili solo a Gennaio, ma trovare spuntoni di piume a Dicembre non è bello e non è da considerarsi un buon viatico per le cove primaverili. Non è che ci sia molto da fare, se non togliere tutte le eventuali luci aggiuntive utilizzate nel periodo delle cove, fornire un complesso di vitamine ed aminoacidi tipo Nekton Bio o Mutavit della Orlux e sperare che il tempo faccia la sua parte. L’alimentazione potrà essere integrata da alcune foglie di Verza, ricca di zolfo. Prima dell’inizio della muta trattare i soggetti con prodotti antiparassitari tipo “Frontline” per gatti.



Esposizioni


Terminato l’importante periodo della muta ecco presentarsi il temibile periodo delle esposizioni. E’ come se anche l’allevatore avesse finito di cambiar penne e rigenerato (od avvilito) nello spirito si mette a studiare il calendario per trovare quello a cui più si confà. Non entrerò nel merito del valore delle mostre, che personalmente non amo, ma allo stesso tempo mi sento di spronare l’allevatore alle prime armi qualora dimostri invece questo interesse. Si prepari l’allevatore inesperto a qualche delusione, si prepari a critiche e falsi incoraggiamenti, ma tante cose riuscirà ad imparare nell’ambito delle esposizioni. Le regole base sono 2: partecipare alle mostre che si svolgono da Novembre in poi (per ragioni di muta) e preparare a dovere i soggetti. La preparazione consisterà nel far abituare i soggetti alla presenza di persone che maneggeranno e sposteranno gabbie a destra e sinistra, con il risultato di presentare soggetti calmi di fronte al giudice (condizione basilare) e nel presentare i soggetti in un buono stato di forma generale. Di grandissima importanza le zampe, unico mezzo per il canarino di sorreggersi, che devono essere pulite , rosee e senza escrescenze. Per questo consiglio il prodotto “Lozione Formenti”. Un paio di giorni prima dell’esposizione i soggetti potranno essere “leggerissimamente” nebulizzati con acqua e qualche goccia di aceto.

L’ultimo consiglio è quello di far partecipare i soggetti ad una sola esposizione annuale e preferibilmente a quella , a parità di importanza, di durata minore.



Epilogo


Non credo che qualcuno abbia avuto la forza di leggere tutto l’articolo sin qui, ma se mai fosse lo ringrazio di cuore. L’argomento è stato trattato volutamente con uno spirito leggero, anche per riportare con i piedi per terra chi prende troppo sul serio questo hobby non vivendolo più come tale. Chiunque avesse necessità di entrare più nel merito degli argomenti trattati, mi può tranquillamente scrivere all’indirizzo: s.dalisera@tiscali.it


Stefano D’Alisera