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Club Italiano Canarino Lancashire

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 MEGABATTERIOLOSI  - LA SINDROME DEL “DIMAGRIMENTO CRONICO”

(Going Light Syndrome)

Da “Lancashire News Anno 7 N. 2

La Sindrome da Dimagramento Cronico nota anche come Going Light Syndrome, Fading Away o Wasting Away Disease, rappresenta una condizione patologica tipica di molte malattie che colpiscono i canarini.

Risultano colpiti maggiormente i giovani novelli da poco svezzati, sia maschi che femmine senza apparente predisposizione di razza; gli adulti sono colpiti di più durante la muta.

La caratteristica principale di questa sindrome è data dal fatto che gli uccelli colpiti mangiano continuamente, passano l’intera giornata sulla mangiatoia e, ciononostante, dimagriscono sempre più fino a morire in palesi condizioni di gravissima cachessia.

Il tempo che intercorre tra l’inizio dei primi sintomi e la morte dipende dallo stato di nutrizione di partenza, ma raramente la malattia evolve rapidamente e l’allevatore assiste ad un quotidiano peggioramento che può durare anche 30-40 giorni prima dell’exitus.

Nella maggior parte degli episodi si tratta di casi isolati, in cui sono colpiti uno o due soggetti all’interno di un intero allevamento il ché fa supporre la non contagiosità delle principali cause di questa sindrome o, addirittura, fenomeni di mal assorbimento intestinale dovuto più a problemi soggettivi (es. insufficienza enzimatica) che infettivi e diffusivi. Per contro, sono anche possibili malattie infettive dell’apparato gastroenterico che, presenti allo stato latente in allevamento, prendono il sopravvento ed esplicano il loro potenziale patogeno, nel momento in cui il sistema immunitario del singolo soggetto diventa deficitario.

In questa seconda circostanza il fattore condizionante più importante è lo stress. Qualunque evento stressante (cambio brusco d’alimentazione, sovraffollamento, inadeguatezza del microclima, soprattutto umidità elevata, alterazioni del fotoperiodo artificiale, ecc.) induce un indebolimento del sistema immunitario, calo delle difese soggettive e conseguente sopravvento di patogeni.

In contrapposizione a questa seconda possibilità, però, c’è il fatto che quasi sempre gli uccelli colpiti non hanno dei sintomi riferibili a patologie specifiche, infatti, l’unico segno è lo scadente stato di nutrizione che si aggrava gradualmente e cronicamente, associato a disidratazione.

Quando il dimagramento raggiunge livelli molto elevati, gli uccelli tendono a non muoversi, sono apatici, il piumaggio è opaco, gonfio, infine, arrivano a dormire anche di giorno e non si svegliano nemmeno se stimolati; a questo stadio la morte sopraggiunge nel volgere di 1-2 giorni. Nell’ambito di questo quadro clinico mancano tutti i classici sintomi di malattia che siamo abituati a osservare nei canarini ammalati, infatti, non ci sono sintomi respiratori, nervosi e soprattutto, l’addome non è tumefatto, arrossato, con anse intestinali evidenti attraverso la parete addominale.

Anche il fegato che spesso si rende evidente al di sotto dello sterno, appare all’ispezione del tutto normale.

In definitiva il quadro clinico è dominato da sintomi gastroenterici quali aumento dell’appetito, dimagramento con ipotrofia dei muscoli pettorali ed evidenziazione dello sterno (cosiddetto “petto a taglio”), l’addome è incavato, ma di colore normale, il piumaggio è opaco e tenuto scostato dal corpo, la pelle è molto disidratata con, a volte, scaglie cutanee che si esfoliano dalla superficie corporea.

Un’altra caratteristica dello stadio terminale di questa sindrome è la particolare postura delle zampe che sono portate leggermente divaricate come per aumentare la base d'appoggio in risposta ad una scarsa capacità di tenere la stazione per motivi di debolezza.

Tra le cause di Going Light ci possono essere malattie del becco o della cavità orale, del pancreas, dell’intestino, neoplasie e parassiti intestinali, soprattutto coccidi.

Anche molte malattie infettive, batteriche e virali, possono indurre un dimagramento cronico, ma come anzidetto, si associano di solito ad altri segni evidenziabili sull’addome o nel modo di respirare.

Nelle coccidiosi ad esempio, si ha un’alterazione della mucosa intestinale tale da comprometterne le capacità assorbitive e, di conseguenza, l’assimilazione dei vari nutrienti. In questo caso, però, l’addome è arrossato, aumentato di volume e spesso l’uccello è inappetente, lo stesso quadro si può osservare anche se l’enterite è di natura batterica o virale; ci sono quindi degli indizi discriminanti tra le varie cause che consentono di riconoscere o escludere una sindrome going light.

Alla base di una sindrome going light con aumento dell’appetito ci può essere un mal assorbimento, cioè un difetto della digestione e dell’assorbimento dei principi nutritivi, questa condizione può essere causata da un’insufficienza pancreatica esocrina (cioè il pancreas non produce più in  modo adeguato gli enzimi che rendono digeribili i vari nutrienti), diabete mellito (più frequente in certi pappagalli), insufficienza epatica (riduzione dei sali biliari) e parasiti intestinali.

Un’altra importante causa di going light sono le infezioni fungine (es. A.G.Y., Avian Gastric Yeast o Macrorabdus ornythogaster). In tutti questi casi si osserva disidratazione, depressione con squilibri elettrolitici, debilitazione ed emaciazione per malnutrizione proteico-calorica; se a questo ci aggiungiamo l’elevato metabolismo dei piccoli fringillidi è facile comprendere l’inarrestabile dimagramento. Spesso le cause suddette coesistono e l’A.G.Y. rappresenta una complicazione secondaria a cause primarie di natura virale, batterica o a coccidiosi, inoltre, questo genere di infezione fungina è favorita da un abbassamento del pH del proventricolo che lo rende più accogliente per questo patogeno.

La terapia della sindrome going light dipende, ovviamente, dalla causa che deve essere attentamente ricercata e combattuta in maniera specifica.

In tutti i casi, tuttavia, in attesa di una diagnosi precisa e di una terapia mirata è  buona norma tentare di ridurre il pH del proventricolo utilizzando del semplice aceto da aggiungere all’acqua di bevanda alla dose di 3 ml per litro. 

 

Gianluca Todisco

Medico veterinario

Università degli studi di Teramo

Dip. Scienze Cliniche Veterinarie

Giudice Esperto FOI

© G. Todisco per C.I.C.L. ©  Prima edizione scheda 02/12/2006 aggiornamento 02/12/2006

 

  

 

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